29/02/16

Meatballs...with the Family!!!

Venerdì scorso, come già raccontato, sono stata travolta dalla settimana della moda di Milano e mi sono trovata in zona Tortona con due pupe all'ora di pranzo. E' corso in aiuto mio marito che mi consiglia di raggiungere via Vigevano 20 perché aveva voglia di provare un posticino di cui aveva sentito parlare.
In effetti la via si trova poco distante da via Tortona tuttavia non avevo fatto i conti con il ripido scalone di ferro di Porta Genova: ero davanti ad un muro di gradini con un passeggino tra le mani!
Sfoderato il mio migliore sorriso, ho fissato un gruppetto di classici colleghi quarantenni in pausa pranzo che dotati di forte acume meneghino si sono subito proposti di aiutarmi nella scalata.
Era divertente vedere le facce stupite delle mie figlie mentre facevano body surfing!

Oltrepassato lo scoglio mi sono diretta all'indirizzo indicatomi da mio marito e mi sono trovata davanti al volto stilizzato di Diego Abatantuono: the Family Meatballs è il ristorante che cercavo!



Ero leggermente allarmata dal rischio di non trovare posto, dato che quando ci muoviamo con tutta la family (appunto) siamo parecchio ingombranti, ma se da un lato la settimana della moda dà qualche complicanza alla viabilità dall'altro sicuramente non intasa i ristoranti...del resto si sa che il mondo delle passerelle non mangia mai!!!

Il ristorante non è ampio, credo lo spazio per una cinquantina di coperti ben sfruttati. Al momento del nostro ingresso solamente 6 persone stavano pranzando. A tavola la spigliata cameriera chiede subito indicazioni sulle esigenze delle bambine e in poco tempo servono alla grande un'abbondante porzione di polpettine di fassona e un cartoccio di patate fritte di grande formato (non fresche ma surgelate)  e alla piccola la pastina (portata cruda da me) con un sugo di pomodoro (non di pomodoro fresco ma comunque gradevole).

Quando ci ha raggiunte anche mio marito abbiamo scelto da un'ampia lista i nostri piatti:




Non avendo particolare voglia di carne mi sono buttata sulle polpette di calamari con salsa teryaki (APICIO) mentre mio marito ha scelto la degustazione di 3 mini hamburger di pollo e bacon, fassona e manzo e salsiccia (VIUUULENZA). Per accompagnare i piatti abbiamo aggiunto una porzione di verdure definite come "cotte al forno".

Ecco le immagini dei cibi scelti:





Le mie polpette erano gradevoli e originali anche se avrei preferito una polpetta più piccola e magari con qualche piccola variazione sul tema. Verso la fine il piatto risulta infatti un po' monotono e il divertimento obbligatorio che si dovrebbe avere mangiando le polpette si perde. Anche la presentazione potrebbe decisamente migliorare, per un piatto di polpette punterei sull'originalità piuttosto che sui manierismi geometrici fatti con le salse accompagnati da quattro foglie di insalata un po' tristi.

La degustazione di hamburger invece l'ho trovata originale, ben calibrata, gustosa senza eccessi e divertente come mi aspetto dai piatti di un ristorante di questo tipo.

La caponata, perché di questo fondamentalmente si tratta, è stata un gradevole accompagnamento, soprattutto per le mie polpette, anche se purtroppo anche in questo caso mancava un guizzo in più.


Nel complesso il posto mi è piaciuto, il servizio informale ma puntuale, i bagni ampi e puliti e il cibo un po' insolito. Suggerirei qualche piccola degustazione in più di polpette che consenta al cliente di assaggiare più qualità senza stufarsi.

Voto del Litzometro...per simpatia e voglia di assaggiare altre polpette










27/02/16

Settimana della moda a Milano...

Celebre in tutto il mondo, fa impazzire i giornalisti, elettrizzare le ragazze e sognare le donne (soprattutto quelle non milanesi)...è la settimana della moda milanese.
Il caso ha voluto che proprio questa settimana fossi in città e oggi, quasi di ritorno per il mio laghetto, ho pensato che sarebbe stato carino andare in mezzo alla bagar. In realtà il vero motore che mi ha spinta fuori casa è stato l'interesse per un altro evento lo Street Food Festival in via Vigevano.
Quindi ho caricato le mie pupe sul passeggino e gambe in spalla ho raggiunto la zona Tortona in cerca del mio Street food: imboccata via Bergognone mi sono ritrovata a risalire la corrente come un salmone perché negli spazi ARMANI era appena terminata l'ultima sfilata di Re Giorgio. Ero in un fiume multietnico di fotografi o presunti tali, modelline a caccia degli obbiettivi dei primi, giornalisti in cerca di ispirazione, blogger e curiosi.
Il divertimento a questo punto era di vedere lo stile e l'abbigliamento di questo mondo collaterale che cerca disperatamente attenzione. È un po' diventato come al salone del mobile quando il vero divertimento è "fuori".
Ed io con la mia bimba di 4 anni che mi continuava a domandare chi fossero quelle persone e dove andassero. Difficile spiegare il meccanismo della moda ai bambini...difficile spiegare il ruolo degli stilisti. Anche per me in effetti talvolta non è chiaro come i guru internazionali dello stile e dell'eleganza dettino le guide dell'abbigliamento che le maison colgono e declinano facendole proprie. Il problema nella mia testa si pone quando una cosa che dovrebbe essere ovvia, ovvia non è.  Mi riferisco alla valorizzazione del corpo femminile, alla voglia delle donne di piacere e di essere belle: l'abbigliamento non dovrebbe essere lo strumento per raggiungere questi obbiettivi?
Qual è il passaggio che non capisco se  sulle passerelle di Milano in mostra c'è questo?

 
Chiedo aiuto alle fashion blogger...
La tentazione di citare Virginia Raffaele nei panni della Versace è alta!


Voto Litzometro perché in fondo fashion è bello:



24/02/16

Il prezzo della felicità...

Ogni giorno ci alziamo e scorriamo mentalmente l'agenda delle cose che ci aspettano nelle ore seguenti. Lavoriamo con la parte razionale del cervello subito, perché la nostra società questo ci impone: stare al gioco, rispettare impegni e regole.
Tuttavia quel tuffo allo stomaco istantaneo che proviamo quando pensiamo a ciò che dobbiamo fare è ciò che determinerà veramente l'andamento della nostra giornata.
Le stesse azioni e gli stessi impegni infatti possono avere esiti e ripercussioni diametralmente opposti se li affrontiamo con gioia, con tristezza con rabbia o con amore.
Sono fermamente convinta che la parte emotiva del nostro cervello sia quella che realmente conta, quella che decide come andranno le cose, anche al di là delle regole e delle convenzioni.

Del resto anche il recente film Disney INSIDE OUT, ce lo ha mostrato e fatto capire: l'aspetto emotivo con tutte le sue sfumature è ciò che ci rende come siamo.
In particolare il film sottolinea quanto sia bello quando al comando c'è Gioia,  ma se non ci fosse anche Tristezza la prima non sarebbe nulla o meglio perderebbe il suo fascino. Daremmo per scontata la sensazione di felicità ed euforia. Anche i momenti di tristezza infatti hanno la loro funzione, ci fanno riflettere, diventiamo più introversi e introspettivi al tempo stesso. E' un piccolo prezzo da pagare per godersi il ritorno alla gioia. Anche la rabbia ha il suo valore, ci aiuta a difenderci e a proteggerci ma dobbiamo tenerla a bada perché il rischio è di prevaricare sugli altri. Ecco forse che la rabbia è l'aspetto emotivo che nel film viene un po' messo da parte e meno approfondito perché sicuramente difficile da comprendere per un pubblico verosimilmente di bambini.

Certo è che la rabbia e il rischio di usurpare gli altri è insito nella nostra natura Homo homini lupus  scriveva Hobbes riprendendo Plauto, letteralmente l'uomo è lupo per l'uomo, ovvero ciascuno è istintivamente aggressivo nei confronti degli altri. Il filosofo addirittura teorizzava di come le leggi furono create proprio per paura, perché ciascuno in fondo teme gli altri. Leggi, norme, regolamenti fino ad arrivare alle religioni, ragionando da questo punto di vista sembra proprio che il timore di noi stessi sia veramente forte. Le emozioni fanno paura.

A questo punto penso ad un altro film che ha estremizzato il concetto arrivando a immaginare uno stato di apatia entro cui vivere "tranquillamente". Si tratta de "Il mondo di Jonas - THE GIVER" . Nella società del futuro descritta dal regista Phillip Noyce le persone vivono in un regime totalitario che ha abolito le emozioni e imposto regole ferree per proteggere gli uomini proprio dalle proprie pulsioni negative che generavano solo guerre e tragedie. Per il bene della società quindi il regime ha preferito rinunciare anche agli aspetti positivi dell'emotività dell'uomo creando un mondo artificiale "in bianco e nero". Per mantenere questo equilibrio gli abitanti di questo fantascientifico futuro sono costretti a fare un'iniezione ogni mattina prima di uscire di casa, proprio per tenere a bada gli ormoni.
Quindi niente amore e niente rabbia, niente gioia e niente tristezza, niente euforia e niente dolore: una piattissima vita sintetica. Il prezzo da pagare per abolire le crudeltà del mondo è altissimo e il protagonista non ci sta: riuscirà a far tornare i colori, in un momento emozionantissimo del film che riassume"il mondo reale" in un montaggio di immagini emblematiche. Ho pianto tanto davanti a questo e vi regalo un pezzettino di emozione dandovi il link anche se temo che il momento decontestualizzato non renda giustizia al film. Quindi se non avete visto il film non aprite il link e per chi ha già visto The Giver un piccolo souvenir di emozione.


Dopo tutte le considerazioni e i ragionamenti...anche se talvolta pagata a caro prezzo: viva la felicità!

Il voto di oggi ai film che ho citato è:





23/02/16

Macarons: le origini e i miei perchè

Il mio blog Litz Eye ha nella sua icona (oltre al mio occhio) un macaron, il piccolo dolcetto francese tanto idolatrato oggi ma che alle sue spalle ha una storia di oltre 500 anni.

Al Medioevo infatti risale la sua prima comparsa sulle tavole della nobiltà, non solo francese. Eh si miei cari, anche a questi francesissimi dolci noi italiani abbiamo contribuito, ponendo la base di ciò che poi è diventato il macaron che tutti conosciamo. Sembra infatti che sia stata proprio Caterina de Medici a far conoscere ai francesi una piccola meringa che ordinò ad un pasticcere italiano in occasione delle nozze con Enrico II re di Francia.
Secondo altre fonti, le prime tracce degli antesignani dei macaron sarebbero da ricercare tra i dolci prodotti in un convento francese alla fine del 1700.
In ogni caso la forma di dessert più simile a ciò che oggi conosciamo risale al 1830, quando ovviamente in Francia. si iniziarono a diffondere le piccole meringhette accoppiate a due a due farcite con marmellate, creme e liquori.
Fu poi all'inizio del '900 che il pasticcere Pierre Desfontaines della celebre pasticceria Ladurée codificò i dolcetti: due dischi di meringa di farina di mandorle farciti di crema al burro, ganache o marmellata aromatizzate. Li chiamò Paris Macaron e fece, e continua a fare, la felicità di milioni di persone!
Oggi, degustare un macaron non significa solo deliziare il palato ma spalancare le porte di quel fantastico mondo dorato fatto di tinte pastello ed eleganti orpelli, si chiudono gli occhi e ci si ritrova in un attimo sulle Champs Elysée nell'elegante boutique Ladurée.
Ormai ottimi macaron si trovano anche nelle migliori pasticcerie e il celebre dolcetto diventa il protagonista di allestimenti meravigliosi sui buffet di dolci e sui candy bar. In chiave elegante o shabby il macaron è sempre garanzia di tendenza, di raffinatezza e ovviamente di golosità!

Il mio primo  macaron l'ho degustato a Parigi ed è stato amore a prima vista. Quando vivevo a Torino mi concedevo il lusso di qualche assaggio da Pascal Caffet (campione del mondo di pasticceria nel '95) mentre se mi trovo ad Antibes solo quelli firmati Jean Luc Pelè mi danno soddisfazione. A Milano...secondo voi? Beh via Spadari! ;)

Nel mio blog quindi non potevano mancare, tanto che, oltre a essere nella mia foto-icona, i macarons diventano unità di misura di bellezza, classe, tendenza e bontà. Da oggi nel mio blog LitzEye istituisco il LITZOMETRO!!!



Una scala di voti che va da 0 a 10...macarons ovviamente!!! Quanto più l'argomento sarà del post sarà bello, buono o di tendenza, tanti più dolci si coloreranno.

E secondo me oggi partiamo con un bel 10!!!



22/02/16

Moda Primavera 2016: il pinocchietto...largo!

Sarà il rientro a Milano ma oggi ho voglia di parlare di moda, lo farò in forma di sfogo e in cerca di supporto perché ho il sentore che si stia per presentare un nuovo periodo buio della moda con le collezioni Primavera Estate 2016.

Pensavo che dopo la stagione dei pantaloni con il "cavallo" oversize e molle la moda si sarebbe rialzata come dopo le grandi crisi, pensavo a lunghi periodi di stagioni d'oro nelle quali lo stile, la classe, la misura e l'eleganza avrebbero avuto anni scintillanti.

E invece dopo un rapido giro di vetrine li ho visti, lì, in agguato. Temevo di aver visto male quest'inverno quando già in qualche collezione si stavano insinuando. Invece no, ecco che ancora una volta gli stilisti si prendono gioco delle donne e propongono in tutte le salse un nuovo pantalone anti femminilità: largo, ma non abbastanza da sembrare una delle storiche gonne-pantalone, corto ma non abbastanza da essere considerato un elegante bermuda.

Insomma, nelle vetrine di tutta la città le maison issano come simbolo della bella stagione un ridicolo pinocchietto largo. Quel tipo di pantalone che non valorizza niente e nessuna:

le alte perché rischierebbero di sembrare in un abito da carnevale, le basse perché oltre a sembrare ancora più piccole si guadagnerebbero uno spiacevole effetto 5 kg in più. E per le normali? A loro nessuno negherà l'esclamazione: "ma come ti è venuto in mente di comprare certi pantaloni??!!!"

Ed ora eccoli qui...e a voi le considerazioni


Al di là dei nostri personali giudizi di donna, che in ambito di moda ci lasciamo trascinare come se fossimo lobotomizzate, chiedete ai vostri uomini e... ascoltateli!



17/02/16

E guardo il mondo da un oblò...

Ho sorriso quando qualcuno mi ha svelato che nel paese dove vivo c'è molta curiosità in merito ad una decorazione del mio salotto che si intravede dalla strada.

Mi riferiscono molteplici ipotesi: oblò, luci, pneumatici, cornici...

Oggi vi svelo di che cosa si tratta. Sono specchi!!!

Camminando per Milano ho avuto una folgorazione davanti ad una vetrina e non ho resistito: la casa non c'era ancora ma da quel momento avevo ben chiaro come avrei decorato una delle pareti del salotto!



Ed ecco il mio salotto visto da un oblò!


Adoro il tortora abbinato al sabbia e ai colori naturali, mi piacerebbe fare un allestimento per una festa con questi colori...chissà che presto non farò qualcosa del genere!

16/02/16

Temakinho: la soluzione a Milano

Da quando sono mamma le occasioni per uscire sono decisamente diminuite, l'orario dell'aperitivo poi è off limits perché è il classico pic of the day della giornata, tuttavia una sera di qualche tempo fa...

Ore 18.30 organizzate le pupe, inforcati i tacchi, raggiungo mio marito al lavoro (Milano centro) per goderci un paio d'ore di Happy Hour milanese.
Ma dove si va a fare l'aperitivo??
Arrugginiti i nostri ricordi ci incamminiamo verso via Garibaldi in direzione piazza Gae Aulenti perché qualche vago ricordo ci suggeriva che i milanesi si ritrovano volentieri in questa zona per un aperitivo. Effettivamente qui si trova lo storico Radetzky, che citando il #milaneseimbruttito: "come cavolo fai a non sapere dov'è il Radetzky??!!"

Superati i classici localini caratterizzati da buffet da assalto, per questo colmi da ragazzi, arriviamo al Radetzky e, complice il piacevole clima, decidiamo di sederci fuori dal locale nei salottini in pelle nera. Ordiniamo ad una cameriera non molto cordiale e poco dopo ci vengono serviti i due Franciacorta con patatine e olive. Ora, dai francesi abbiamo da imparare molto ma importare i loro sterili accompagnamenti da aperitivo proprio no! Persino Joe Bastianich, nell'ultima puntata di Masterchef, ha ribadito il fatto che per un francese lo Street Food è un bicchiere di Champagne e una sigaretta!

Terminato il nostro aperitivo "alla francese" ci rimettiamo in marcia fino ad arrivare in corso Como. Qui se escludi le pizzerie e le discoteche ti ritrovi davanti a due opposti: da un lato ci sono baretti poco invitanti con i soliti buffet di qualità nc e dall'altro hai la tentacolare Sozzani che ti richiama al suo 10 Corso Como. Non prendendo in considerazione i primi ed evitando l'investimento poco proficuo nel secondo caso, torniamo in via Garibaldi dove da lontano finalmente scorgo l'insegna che cambierà d'ora in avanti la mia visione della cucina fusion: TEMAKINHO!


Essendo ancora relativamente presto riusciamo a trovare un tavolino nella veranda esterna. Arriva la carta e...rivelazione. La summa di ciò che amo era lì che mi aspettava unita, compatta in un unico e solo temaki. Non ci potevo credere, ero il ritratto della felicità tanto che mio marito ha pensato di ritrarre il mio sorriso inebetito...

Praticamente da Temakinho la cucina brasiliana (intesa come quella latino americana delle coste) ha incontrato il giapponese sushi nel suo "pezzo" più grande e finger, il temaki appunto.

Rivisitato in chiave extralarge, il temaki viene farcito con i cibi più golosi del mondo tropicale. Granchio, avocado e mango la fanno da padroni. Non manca il salmone nelle sue varianti, cotto, crudo e affumicato, gamberi, calamari e tonno. Tutto condito con salse più o meno piccanti.
Si può scegliere il classico temaki oppure la stessa preparazione in formato roll, ovvero maki.
Personalmente ritengo che la goduria massima si raggiunga con il maki tenuto tra le mani e la faccia immersa nel tripudio di sapori stemperati dal riso.

Accanto alla proposta maki/temaki nel menù si trova un altro classico della cucina latina tropicale, il ceviches. Praticamente delle tartare di pesce, ombrina, salmone o tonno, tagliati a dadini e marinati principalmente con il lime a cui si accompagnano vari profumi come coriandolo, zenzero e cipollotto.

Non mancano neppure le tartare di pesce golose e super golose.

Ad accompagnare il nostro aperitivo diventato cena due smoothies di frutta tropicale fresca. Divini!

Entusiasta a tal punto di questa bella scoperta che dopo la presentazione a Milano del mio libro (#partyplanneracasatua) ho trascinato i miei amici a scoprirlo...standig ovation!





15/02/16

Acqua e limone: da oggi detox!

Passato il Carnevale e finito il giorno di San Valentino (con un chili con carne home made ottimo e una cheese cake ai lamponi da ricordare) non ho più scuse: oggi inizio a pensare che tra 4 mesi c'è la prova costume, quindi detox e drenaggio!



Ma da dove si comincia?

Negli anni ho letto di tutto, libri di cucina di ogni genere e forma, ho studiato un po' e fatto qualche ricerca quindi cercherò di creare la summa di ciò che ho sedimentato nella mia testa e parto così:
con un buon bicchiere d'acqua bollita con limone.



Starete pensando: "eccone un'altra che arriva con acqua e limone!"

In ogni teoria il limone e l'acqua sono importanti ma sul come fruirne ognuno la pensa a modo suo: io la faccio bollire perché secondo la teoria del libro Spiritual Quantum Coaching di Giovanni Vota è importante che l'acqua abbia cancellato le sue "memorie" e che si combini a livello molecolare in modo nuovo grazie alle influenze positive che siamo capati di riversare in quel momento nell'acqua; la bevo calda perché secondo il dott. Mozzi della dieta del gruppo sanguigno (che ora è di moda ma io la conoscevo dai tempi di Peter D'Adamo...) aiuta lo "sblocco digestivo" e si sa che velocizzare la digestione è un'ottima cosa per evitare fermentazioni e quindi tossine; poi il limone che pur essendo acido ha un potere alcalinizzante nel sangue (e secondo alcune teorie i tumori non si sviluppano in campi alcalini ma in quelli acidi), aiuta la diuresi e allontana la fame.

Insomma oggi ho incominciato così... speriamo di non rovinare tutto già a pranzo!

12/02/16

Innocenti Evasioni: bello tornare

Recensione ristorante


Dopo 12 anni ho fatto ritorno nel ristorante celebre quanto apparentemente segreto "Innocenti Evasioni" di Milano.
Avevo dimenticato la sua ubicazione e riscoprirla mi ha fatto fare questa considerazione: quando si lavora bene non serve essere "in vista", farsi notare semplicemente con il proprio lavoro è decisamente meritevole.
Anche il locale in sé era stato idealizzato nella mia mente (forse a vent'anni non si notano cose che a trenta sono più evidenti!): l'arredo è un po' fanè, la mise en place normalissima, le finiture del locale approssimative ma... ma...ma...
quando parli con la responsabile di sala, già dall'ingresso capisci che sei nel posto giusto, capisci che la serata sarà all'altezza delle aspettative.
Non so se capita anche a voi ma in locali come questi c'è sempre il rischio che la professionalità, talvolta ostentata, del maitre ti metta a disagio, ti faccia sentire sotto esame, preoccuparti di come riponi le posate sul piatto al termine della degustazione.
Alle Innocenti Evasioni no. La professionalità fa rima con cordialità. Qui le persone ti guardano negli occhi, cercano di capire le tue esigenze e le tue emozioni senza essere ruffiani.


E non vi ho ancora raccontato cos'ho assaggiato.

Ho provato la degustazione di "MEZZE" che non c'entrano nulla con le portate libanesi ma è un modo per definire un percorso di sei mezze portate. Grande idea per noi dilettanti disabituati alle grandi abbuffate.

Ecco qui le portate con le mie considerazioni:
Sashimi di salmone mozzarella di bufala, spugnoso al mandarino, miele al rosmarino
Per chi mi conosce è il mio piatto...quindi non sarei oggettiva: buonissimo!

Marshmallow di reblochon, soffio croccante di verza, torlo d’uovo e maionese di porcini secchi 
Una sorpresa per un piatto che ha nobilitato la verza, fatto apprezzare i funghi che non amo e reso insolito il formaggio (anche se la definizione di marshmallows pensavo andasse oltre la forma e si riferisse anche alla consistenza...)

Riso carnaroli Acquerello topinambour e pepe nero, centrifugato di foglie di sedano e ostrica
Gradevole ma arrivo dall'ostrica con crema di rapanelli di Villa Crespi e non ho il palato ben disposto ad altro ;)

Pastrami di anatra (avrebbe dovuto essere uno scottadito di wagyu) agrodolce di rapa rossa, mela granny smith e senape al cacao  
Peccato non aver assaggiato il piatto originale perché così come servito a noi è risultato poco equilibrato e sovrastato dal sapore della senape

Filetto maiale fico secco alla mandorla, purea di cavolfiore alla zest di arancia e coriandolo 
Un trionfo, ottimo tutto: il filetto morbidissimo, la purea che ha raffinato il cavolfiore con l'arancia, i fichi farciti con la mandorla e insomma...vale il biglietto!

Gelato al torrone salsa di frutti d i bosco, whisky e croccante al pan di spezie
Delizioso e ho amato la "terra" sul fondo



Alla degustazione è stato aggiunto per cominciare un amuse bouche di maialino con agro di pere (e spero di ricordarmi correttamente il piatto) e per finire una pannacotta e della piccola pasticceria.
Ho apprezzato tanto il primo, meno la pannacotta dato che si avvicinava alla consistenza del dessert. E ovviamente sempre gradevoli i macaron, i tartufini e i minicanestrelli da sbocconcellare chiacchierando davanti ad un ottimo caffè.

Abbiamo annaffiato l'esperienza gastronomica con una Falanghina al quale sono stati aggiunti (offerti) un calice di Recioto e uno di Torcolato per il dessert.

Complimenti agli chef Eros Picco e Tommaso Arrigoni per lo stile dei piatti e la nobilitazione di materie prime purtroppo spesso bistrattate o considerate povere.

Poca innocenza in queste evasioni e tanto godimento!



11/02/16

San Valentino: come ti organizzi?

Feste


San Valentino è alle porte, pochi giorni e la festa degli innamorati busserà alla tua porta. Sei pronta a festeggiare?

Io ho descritto qualche idea insolita per stupire la tua dolce metà nel mio libro: "Party planner a casa tua" edizioni Gribaudo


Nelle pagine dedicate alla festa degli innamorati vi racconto come organizzare una bella sorpresa con poca spesa e tanta resa.





Con una macchina fotografica, autoironia e un passaggio in merceria avrete un grande risultato per il vostro personalissimo san Valentino


Il DNA di casa...la scala elicoidale

Interior design


Attorcigliandosi su se stessa ricorda la doppia elica del DNA, ricorda la "sezione aurea" questo è il suo segreto, questo è il motivo per cui piace e stupisce.
Monocromatica, bicolore, di cemento o rivestita trovo questo sistema un elemento irrinunciabile per le case a due piani progettate strizzando l'occhio all'interior design più attuale.


Passato il minimal e il total white, ora le case vogliono fare star bene, essere accoglienti e calde