18/12/16

X Factor 10: litz dixit

Lo scorso giovedì si è conclusa la decima stagione di X Factor che ha visto trionfare il gruppo dei Soul System: non posso non dedicare un post al talent show più glam d'Italia che seguo fin dai tempi di Morgan, Maionchi, Ventura.

Conclusa la trasmissione è tempo di tirare le somme e dare qualche pagella.



Partiamo dalla giuria che la produzione, sperticandosi in un anno di promozioni, ha pensato di "impreziosire" con un elemento straniero per sostituire Mika: ovviamente parlo di Alvaro Soler (Alvàro mi verrebbe voglia di dire, come ha freudianamente pronunciato il conduttore Alessandro Cattelan!), che già in fase booth camp ha perso metà dei sui simpatizzanti portando ai live gente come Les Enfantes (che probabilmente piacevano a lui e alle mamme dei membri del gruppo...già metto in forse il voto degli zii). Soler è arrivato nel programma preceduto dalle invadenti quanto logore note della sua Sofia, caricato dal finto sex appeal sapientemente cucitogli addosso da stylist e produttori dei suoi video e portato in parata dalla celebre esterofilia della media degli italiani.
Nelle audition la realtà ha avuto la meglio: la sexy pop star ha lasciato il posto al boy scout fintamente buonista dalla scarsa cultura musicale (ricordo l'assegnazione di The rhythm of the night che parla da sola), che il fiuto per il talento non sa che cosa sia e che lo humor l'abbia ereditato dalla parte tedesca della sua famiglia. Ai live Soler è arrivato già con una band in meno rispetto a quelle scelte, sostituita proprio da Soul System, si è barcamenato tra commenti superflui e assegnazioni discutibili e ha lasciato che un'altra band lo abbandonasse a metà del cammino (i Daiana Lou). Poi "la pietra scartata dal costruttore" è stata l'ultima ad andarsene e riesce malgrado tutto a vincere grazie al talento e al carisma dei Soul System. La vittoria non lo salva dalla nostra delusione e il litzometro va a


Risolleviamoci con l'altra new entry al tavolo della giuria: Manuel Agnelli è il vincitore morale di X Factor 10, in generale nella carriera ha riscosso più approvazioni parlando che cantando, ha regalato al programma belle assegnazioni (forse un po' troppo di nicchia quelle delle prime puntate), ha saputo valorizzare i suoi cantanti e ha aiutato tutti i concorrenti con i suoi giudizi appropriati. Nello show forse troppo presto ha perso una dei suoi concorrenti, Silva Fortes e Manuel è rimasto in gara con Andrea (che sinceramente non ho apprezzato molto ma è comunque arrivato a presentare l'inedito) ed Eva, che detiene il mio personalissimo premio della migliore esibizione di questa edizione. Con Senza fine di Gino Paoli, l'orchestra live sospesa sulle altalene e la magistrale scenografia di Luca Tommasini, Eva mi ha catapultata dalla poltrona dell'X Factor Arena in un mondo onirico fatto di note, colori e ricordi. Voto per Manuel Agnelli



Veniamo al ritorno di Arisa, il giudice reso celebre dall'affermazione gridata "Simona sei falsa!" che già dimostrava la debolezza dei suoi nervi e che avrebbe dovuto far riflettere un po' di più su una sua richiamata. La cantante lucana si è inimicata buona parte del pubblico ai booth camp,  scartando cantanti di grande talento e portando agli home visit un gruppo di ragazzi che è riuscito ad imbarazzare pure la mitica Patty Pravo che con Arisa ha assistito alle performance del grattacielo San Paolo di Torino. Ai live l'unico giudice donna si è presentata ubriaca quasi a dimostrare ulteriormente la sua paura del confronto con il resto del tavolo dei giurati. Credo che Arisa sia una brava cantante, una persona onesta e di cuore  ma che con la "figosità" (come dice la mia amica Lia) del programma non ci azzecca niente. A peggiorare la sua condizione una cultura musicale non troppo approfondita che è emersa più volte con tentativi falliti di insabbiamento alquanto imbarazzanti (v. citazioni . Come correttamente Agnelli le ha rimproverato: l'ignoranza di certi brani da parte del pubblico ci può stare ma da parte di un giudice di un talent musicale non è accettabile perché dovrebbe prepararsi al live leggendo la scaletta in anticipo. I cantanti portati in gara da Arisa erano più caricature che artisti, l'unico normale ce lo siamo perso al primo live con una canzone che adoro di Raphael Gualazzi (Quello che resta del sole). Tralascio ogni giudizio su Fem e mi soffermo su Loomy che ho apprezzato per la genuinità e per la dedizione verso il mestiere, altra cosa è l'X Factor.  Detto questo mi è spiaciuto molto vedere Arisa fischiata e derisa, derisa soprattutto dai colleghi che davanti ad un pubblico così accanito avrebbero dovuto difendere un collega, certo che però è difficile schierarsi con i più deboli rischiando di perdere una piccola percentuale di popolarità. Voto per Arisa 5...perché perdere le staffe così tanto non ci sta ed essere scurrili in televisione non va mai bene ("#suca").

Ed ora torchiamo l'idolo delle teen agers, il testimonial vivente del suo tatuatore, il rapper imborghesito Fedez. Lo ammetto, anch'io subisco un po' il suo fascino (fino a quando è seduto...) e la sua abilità di giocare con le parole ma al terzo giro di X Factor le verità vengono a galla e la sua sete di apparire inizia a disturbare un po'. Tuttavia credo che al tavolo dei giudici Fedez abbia trovato la sua dimensione: anche se i commenti sono scritti in anticipo rispetto al live, restano (quasi) sempre appropriati  e costruttivi. Anche il fiuto per il talento non manca nel rapper di Milano tanto che è arrivato alla finale con 2 cantanti perdendo per strada la sua scommessa "classica", Caterina.
A far parlare molto della squadra ha contributo Rochelle l'appariscente rapper dal fisico statuario che ha fatto sperare nelle detrattrici della Ferragni (celebre blogger modaiola compagna di Fedez) in una liaison amorosa col giudice. Pettegolezzi a parte la concorrente ha affrontato il talent con mestiere dimostrando di essere una brava e originalissima interprete. Al secondo posto si è classificata la terza concorrente di Fedez, Gaia, giovane cantante dal timbro graffiante che ha vissuto l'esperienza televisiva con la spensieratezza dei suoi anni.
In fin dei conti anche quest'anno il rapper ha riscosso successo anche se la tua stella sta iniziando a perdere lucentezza. Voto del litzometro

In generale lo show mi è piaciuto ancora tanto e non dimostra i suoi 8 anni, dal vivo è uno spettacolo grandioso, da guardare in tv è una trasmissione piacevole e condotta con freschezza da un Alessandro Cattelan che si dimostra sempre più disinvolto e a proprio agio nelle vesti di presentatore/moderatore. Va comunque ricordato che buona parte del format in Italia è tenuto in piedi da un Luca Tommasini che anno dopo anno, live dopo live stupisce e coinvolge sempre e comunque.

Voto complessivo di X Factor 10...7, perché lo show è bello ma il team dei giudici è un po' tutto da rivedere!






21/11/16

Trend di Natale 2016: scegli le tue decorazioni!

La nostra finestra sul mondo (o meglio lo spioncino della porta dei vostri contatti), FACEBOOK, ti ha già fatto salire l'ansia di essere in ritardo sulle decorazioni di Natale?
Sei entrato in qualche negozio per scegliere qualche allestimento nuovo ma non ti sai decidere?
Vuoi sapere che cosa va di moda quest'anno?

Eccomi qui...spero che questo post ti possa aiutare.

Dividerei i miei suggerimenti in due categorie: la prima si rivolge ai tradizionalisti, quelli che dell'albero di Natale amano la vecchia pallina souvenir e che tramite le decorazioni vogliono tornare un po' bambini; la seconda è per chi ama le mode, per chi ama cambiare, per chi vuole stupire.

Per gli appartenenti alla prima categorie ho buone notizie. Il Natale 2016 è fortemente legato al classico con tanto rosso, tanto verde e molte decorazioni figurative. Complice un po' di crisi ho a volte paura che i negozi storici di decorazioni natalizie abbiano messo mano a qualche fondo di magazzino. Dato il periodo però cerchiamo di essere buoni!



Un'alternativa valida per i tradizionalisti è il rustico nordico con tanto legno grezzo (chiaro), pellicce bianche, cortecce e lanterne. Una tradizione un po' di tendenza!



Veniamo ora a chi, come me, non vede l'ora di comprare qualcosa di nuovo ma non sa da dove iniziare. Dato che è sempre difficile pensare di acquistare tutto da capo, vi consiglio di fornirvi di un po' di allestimenti neutri, magari in vetro, in modo che possiate sempre utilizzarli reinventandone le destinazioni. Comunque sia ecco qui i trend del 2016, alcuni dei quali ci arrivano già dalla stagione scorsa ma restano in auge.

Rosa e oro: qualcosa si era già visto (complice anche Laduree style) ma quest'anno il rosa shock e il rosa baby lasciano in posto ad un rosa più caldo e più antico, abbinato sempre all'oro che però si modifica di conseguenza lasciando i toni gialli (anche un po' tamarri come dico io) per abbracciare nuance più retrò arrivando fino al bronzo oppure più fredde mescolandosi all'argento.





Rame e poligoni: direttamente dai trend dell'interior design nordico all'albero di Natale, i celebri poligoni di rame sono arrivati a colonizzare anche il Natale dei puristi delle mode. Fili di luci di ogni dimensione, decori per l'albero e centrotavola alternativi sono solo alcuni degli ambiti in cui la nuova tendenza ha avuto terreno fertile. Se volete rendere unico il Natale 2016 allora non potete non procurarvi alcuni elementi geometrici in rame. Tuttavia, ho volutamente definito "unico" il Natale perché secondo me già nel 2017 rischierete di cercare di capire come potessero piacervi certe decorazioni....ma non è forse questa la natura stessa della moda?





Comunque sarà il vostro Natale vi auguro dei piacevoli allestimenti in compagnia di chi amate e con un buon sottofondo di musica natalizia.

Non dimenticate che in libreria trovate ancora il mio libro PARTY PLANNER A CASA TUA (ed Gribaudo) con un capitolo tutto dedicato alle feste di Natale con tante idee e spunti interessanti.

Il mio voto di oggi per il periodo prenatalizio è....





16/11/16

Però: un piacere da scovare a Prato Sesia

Lo ammetto: neppure io sino a 3 anni fa lo conoscevo ma grazie ad un evento organizzato ho avuto la fortuna di fare una bella scoperta.
A Prato Sesia, in quella che io definisco "terra di mezzo" tra il borgomanerese e il biellese, si trova (ben nascosto dall'entrata in comune con il circolo del Paese) il ristorante Pero o meglio dire Però.

Qui ad accogliervi troverete la preparatissima padrona di casa Claudia: una sintesi di cordialità, preparazione, disincanto, concretezza, ricerca e giovialità.

Ricordo ancora che la sua prima affermazione quando mi conobbe fu: "Io non lavoro con le wedding planner perché nessuna è capace di lavorare!". Molto bene, pensai e senza ironia dato che spesso la penso come lei ;)  Oggi però lavorare insieme ci riempie di soddisfazione!

La mia ultima Però Experience è stata 10 giorni fa in compagnia della mia famiglia.

Srotolato il menù elegantemente presentato in una guaina di pelle ho subito individuato quelle sintesi di sfiziosità che qui sono solita trovare.

Ecco quindi che senza indugio scelgo gli scapi con le puntarelle e la melagrana, consistenze e sapori che deliziano il palato. Mio marito sceglie invece di assaggiare le animelle glassate che hanno espresso apertamente il loro potenziale troppo spesso dimenticato dagli chef.




Eravamo decisi a restare su due portare a testa ma Claudia non ci ha fatto mancare un assaggio dell'altro antipasto che aveva attirato la mia attenzione: crema di topinambur con capesante. Che favola! Ne avrei mangiati un paio di piatti.



Poi è il momento dei primi piatti...e ci vengono presentate 2 pantagrueliche rappresentazioni di golosità: per me caputi con calamaretti spillo e carciofi e per mio marito un risotto con zucca e gamberi. Per 10 minuti abbiamo annegato i nostri pensieri in due piatti buoni, onesti e ben fatti.




Tralascio il racconto (forse per i più meno interessante) del pranzo delle mie bambine a base di gamberi e gnocchi al sugo da favola....ma non posso non raccontare del fondant au chocolat di Laetitia: sbranato in 2 minuti netti tra colate di cioccolato e variegature di gelato alla crema.



Poteva forse mio marito non assaggiare un dessert dopo tali premesse? Ecco quindi una millefoglie con zabaione e fragole che troneggia al nostro tavolo



Ad accompagnare la nostra piacevole sosta al ristorante Però ci sono stati un po' (non ricordo quanti in verità) di bicchieri di nettari selezionatissimi, che nel mio caso, ovviamente, erano costellati di bolle.

Grazie Claudia e bravissimo Cristiano Chef!

Voto LITZOMETRO



28/10/16

Primo convegno Le Soste...potevo mancare?

La mia sconfinata passione per l'alimentazione, il cibo e la ristorazione mi ha portata negli scorsi giorni a Milano per seguire il primo convegno dell'associazione Le Soste dal titolo "Alimentazione tra salute e piacere".



Nella bella e centralissima cornice del Palazzo Giureconsulti sono state organizzate due giornate di incontri, la prima dedicata agli aspetti scientifici che legano la nostra salute al cibo e la seconda invece riservata al marketing dell'alimentazione.

Ciò che mi è "rimasto" delle tesi dei relatori del primo giorno (dott. Andrea Pezzana dell'ospedale Bosco di Torino e il prof. Maurizio Fadda della Citta della Salute e della Scienza di Torino) sono alcuni concetti legati alle origini, e agli aspetti sociali e salutari del cibo:

- La nuova era dell' ANTROPOCENE = ovvero la nuova era geologica in cui viviamo che per la prima volta dalla formazione della mondo determina la creazione di una stratificazione terrestre completamente generata dall'uomo. Come tale essa è composta dai nostri rifiuti, in primis le plastiche che entrano inevitabilmente nei cicli produttivi dei vegetali che vengono via via sempre più contaminati.
- La triste constatazione che le popolazioni delle zone degradate hanno un'altissima concentrazione di obesità e diabete, dovuta alla diffusa ignoranza cavalcata dalle grandi industrie alimentari. In generale ci sono più obesi che malnutriti!
- L'incredibile correlazione tra la piramide alimentare consigliata dall'OMS e la sostenibilità della produzione degli alimenti (gli alimenti da consumare in quantità maggiore sono più sostenibili di quelli da fruire più raramente)
- L'origine della nostra attrazione verso i cibi grassi e dolci, che deriverebbe dalla nostra atavica ricerca di cibi più nutrienti e potenzialmente meno pericolosi per sopravvivere. Oggi in realtà i cibi che fanno meglio al nostro organismo sono proprio i loro opposti, l'amaro e l'acido!
- L'aspettativa di vita è aumentata ma l'aspettativa di vita sana si è abbassata: viviamo di più ma ci ammaliamo di malattie croniche prima. Per colmare questo gap incide in parte la genetica, in parte l'ambiente ma soprattutto l'alimentazione.
- E' un dato di fatto che la restrizione calorica accresca l'aspettativa di vita (anche le religioni più antiche lo avevano compreso e predicato con i digiuni).
- Siamo un sistema complesso, isolare i principi nutritivi non porta necessariamente la loro assimilazione: la conseguenza è che gli integratori alimentari sono quasi totalmente inutili.



Giustissima è stata la considerazione di Stefania Moroni (Il luogo di Aimo e Nadia) che ha fatto presente che i concetti espressi dovrebbero essere divulgati soprattutto tra chi il cibo lo dispensa quotidianamente come i cuochi di ospedali e scuole.

Il secondo giorno di convegno apre con il botto: un Oscar Farinetti in grande forma che senza neppure un appunto ha snocciolato dati e cifre su biodiversità e dati export da capogiro. Il fondatore di Eataly ha riassunto in 4 punti i primati italiani che stiamo drammaticamente dimenticando perdendo occasioni cruciali:
1. Siamo universalmente riconosciuti come il paese più bello del mondo
2. Siamo il paese che al mondo ha il maggior numero di biodiversità
3. La domanda mondiale di cibo di qualità si rivolge alla cucina italiana
4. Abbiamo la cucina più salutare al mondo
Malgrado tutto ciò esportiamo metà dei nostri cugini francesi a causa della distribuzione disorganizzata o del tutto assente.
Le soluzioni sono da cercare nei nostri primati, valorizzando sempre i nostri prodotti all'estero e coltivando solo eccellenze delle nostre biodiversità.
Il problema più grande è che siamo "biodiversi nella testa" quindi non riusciamo a fare network per far fronte coeso all'esterno...




Pietro Leemann ha poi parlato della cucina di cui è ormai il massimo esponente: la cucina vegetariana, interpretando la sua stretta correlazione tra cibo e ambiente.
Allo chef va senz'altro il merito di inventare piatti vegetariani veramente innovativi

A seguire le considerazioni di alcuni tra i massimi esponenti della cucina attuale ( Ezio Santin, Aimo e Nadia Moroni, Viviana Varese e Tomaz Kavcic) che tra innovazione e tradizione considerano comunque la loro cucina come un break dall'alimentazione quotidiana, una pausa di piacere, che per definizione deve appagare completamente.

I lavori si sono conclusi con la degustazione di un ottimo Amarone firmato Allegrini e tra saluti e sorrisi gli scenari presentati restano ancora molto poco rosei. Di strada ce n'è ancora da fare!

Al convegno ho avuto l'onore di ricevere un bacio da un ospite stellare... Gualtiero Marchesi


Ho ritrovato amiche giornaliste come Cristina Viggè e un amico fotografo (Paolo Picciotto che firma questi ultimi 3 scatti)


e ho fatto nuovi incontri che spero facciano nascere future collaborazioni: Mario Cucci (direttore di Mediavalue e responsabile della comunicazione dell'associazione Le Soste) e (anche se non ho la sua foto purtroppo) Susanna Amerigo di "Non so cucinare ma" .






17/10/16

Dopo cupcake, cake pop e macaron...arriva l' ECLAIR

Meno impegnativo di un cup cake, molto più voluminoso di un macaron, l'ECLAIR è il nuovo oggetto del desiderio delle ragazze trendy di tutte le età.

Risultati immagini per eclair


A differenza degli altri dolcetti cult dell'ultimo decennio, l'eclair somiglia molto a qualcosa che sulle tavole degli italiani c'è già: sto parlando del bignè.
Il nuovo dessert delle meraviglie infatti basa la sua struttura sulla pasta choux, esattamente come i bignè, ma nella versione francese la forma viene allungata, cotta, farcita e, ca va sans dire, iper decorata, impacchettata, laccata, infiocchettata come solo i nostri cugini d'oltralpe sanno fare...e vendere!

La paternità di tale dolce è da riconoscere a Marie-Antoine Careme, il quale nei primi dell'Ottocento elaborò la ricetta, ma fu solo qualche decennio più tardi che si definì la preparazione "eclair": dal francese lampo, stava a significare proprio la velocità con cui si poteva degustare.

Ho visto eclair farciti e guarniti con ogni genere di sapore ma il classico resta quello farcito di crema e laccato con glassa al cioccolato. Le grandi pasticcerie si stanno sbizzarrendo per elevare l'estetica del dolce-lampo ai livelli dei trend che lo hanno preceduto, estro e creatività come sempre non mancano ed ecco ad esempio Fauchon che cosa propone:



Personalmente adoro i trend, soprattutto in ambito gastronomico, quindi cavalcherò volentieri l'onda voluttuosa di pasta choux e crema proponendo ai miei clienti di inserire nei buffet dei ricevimenti anche i goduriosissimi elcair.

Tuttavia vi avverto: se mi volete regalare qualche minuto di elegante gioia palatale, l'indirizzo è sempre via Spadari, 6 Milano!

La mia valutazione resta in macaron...ecco quindi 7 macaron del mio "Litzometro":


22/09/16

SUSHI B...sushi creativo e non solo


Finalmente trovo di il tempo per rendere omaggio ad un ristorante milanese che mi ha regalato (si fa per dire) qualche emozione, soprattutto dal punto di vista visivo.

Sto parlando di SUSHI B, ristorante giapponese in zona Brera: chiccoso, super glamour, effetto lusso, black &gold, sicuramente “pettinato” (come si diceva qualche anno fa) è un locale che si fa notare in zona!


Frequentato da ricchi del quartiere e da sboroni al primo appuntamento, SUSHI B è sicuramente da annoverare tra i più creativi e innovativi sushi restaurant di Milano.
L’ingresso nel patio, circondato da uno spettacolare giardino verticale, fa da cornice a due empatici camerieri che con un gradevole sorriso prendono nota del nostro arrivo. Avendo purtroppo prenotato solo il giorno prima ho avuto un tavolo all’interno del locale, cosa che alla fine si è rivelata strategica pensando a caldo e zanzare!


L’interno del locale è molto scuro, fin troppo appena entrati, belle le luci, la vetrata sul patio, il bancone, la mise en place ma i tavoli un sono po’ vicini per un ristorante che vorrebbe essere a certi livelli. Bizzarra la scelta di tenere una colonna di vetro, chiaramente un ex ascensore, adibita a contenitore di un grosso lampadario pendente. Boh forse talvolta fatico a comprendere il concetto di “bello” dei “grandi” architetti milanesi! In generale però il buio diffuso maschera certe magagne…

Veniamo al menù: salto a piè pari le proposte classiche di sushi, le tartare e i piatti cucinati perché in un locale di questo tipo sono venuto per cercare “l’effetto wow” del sushi e arrivo alle proposte un po’ più creative, di cui in verità avevo già letto in alcune recensioni. La sibillina descrizione “Selezione di sushi creativo” al (costo di 45 euro) mi fa capire che lì si cela ciò che sto cercando. Per fugare ogni dubbio chiedo informazioni al cameriere estremamente distinto e preparato che abbiamo quasi in esclusiva dato che è abbastanza presto per i nuovi orari della cena milanese.

Iniziamo la nostra esperienza gastronomica al Sushi B con un’entratina offerta dalla cucina: sfera di mousse di dentice, avvolta da una lucidissima gelatina nera di ponzu decorata con una spennellata dorata, e poggiata su un crumble al sesamo nero. Riassumo con la parola DELIZIOSO.




 Poco dopo ecco arrivare trionfale il nostro piatto di sushi creativo. Lusso puro: caviale, foie gras, tartufo e foglie d’oro. Il piatto è un’opera d’arte da mangiare prima con gli occhi: 10 pezzi suddivisi tra 5 rolls e 5 grandi nigiri su cui svetta quello a base di ventresca di tonno. L’esperienza multisensoriale sarebbe stata superba se prima di tutto ciò non fossi già stata da YIO che ad oggi resta il sushi creativo migliore che abbia mai provato. In ogni caso il coloratissimo piatto firmato dallo chef Nobuya Niimori mi riempie di emozioni generate da abbinamenti sintatticamente perfetti, da sapori audaci abbinati a grandi classici e da consistenze diverse armoniosamente abbinate.





Accanto al sushi creativo abbiamo scelto di assaggiare due tipi di rolls: il golosissimo fatto da granchio con avocado, seppia, crema di avocado e gambero crudo; il saporitissimo roll ripieno di tonno allo shiso e guarnito da croccantissimo panko (scaglie di tempura).




Mio marito non rinuncia al dessert e ordina: “Mousse di cioccolato al latte Jivara, ganache di fava Tonka, cremoso al caramello e sorbetto al cioccolato Sur del Lago” ma prima ci viene servito un pre dessert delizioso “Mousse al mango, cremoso allo yuzu, gelato al sesamo e gocce di litchi”. Presentazioni superlative e goduria palatale. Molto ma molto golosi, come dovrebbe essere ogni dessert che si rispetti!





Chiudiamo con un buon caffè che ci viene servito con una bella scatola di piccola pasticceria chiaramente fusion.

Bravi, buona cena, conto un po’ come la salsa di soia ;)

Voto del Litzometro:

20/07/16

Il fusion a Milano è stellato

Finalmente anche il fusion mi ha conquistata! Lontano dai manierismi sterili, dalla volontà di stupire ad ogni costo e ben distante dagli abbinamenti azzardati si colloca IYO.

Siamo a Milano in via Piero della Francesca e nella penombra del locale che mescola appassionati di cucina e modaioli e che confonde starlette e VIP raggiungo il mio tavolo accompagnata da mio marito (in occasione del suo compleanno). L'ambiente è originale, con tanti effetti ottici: pareti di vetro, specchi alternati a nero e oro ingrandiscono, donano un piacevole sensazione di lusso senza eccessi ma a tratti mi ha generato un po' di labirintite (mio padre in un posto così non potrà mai entrare!)




Tavolo senza tovaglia, bacchette e candela cubica bianca. Stop. Mise en place poco fusion e molto minimal.


Pochi secondo dopo il nostro arrivo ci viene subito chiesto quale tipo di acqua preferissimo e con grande teatralità sono state messe al nostro servizio due salviette calde: due piccole pastigliette bianche adagiate su un vassoietto e irrorate dal cameriere con una piccola brocca di acqua calda. Piacevole.

La scelta del vino e dei piatti da degustare è stata accompagnata da un percorso di tre amuse bouche
interessanti:


Una sfoglia caramellata, una mini mini baguette al nero di seppia con tartare di salmone e una cialda croccantissima con una delicata maionese (non odiatemi, è passato troppo tempo e non ricordo maggiori dettagli...).

Scegliamo di accompagnare la serata con un Cremant che in Francia frequentiamo spesso e che è stato bello ritrovare a Milano:


Poi arriva la nostra prima ordinazione ed è stata una standing ovation quasi commovente: foglia salmastra per preparare le papille a ricevere il sapore delle due ostriche avvolte in veli di gelatina di alga e stese su una granita di daycon. Immediatamente il piatto ha preso il posto in un cassetto della memoria che custodirò gelosamente insieme a pochi altri piatti che hanno segnato la mia vita gastronomica (un giorno magari ci faccio un post su questi!)



Proseguiamo assaggiando tutto ciò che dalla carta del menù si allontanava maggiormente dal classico sushi per giustificare la scelta di un fusion di questo livello.

Arrivano i gungan: per me zucchina scottata con tartare di gambero, tobiko e maionese: per mio marito ricciola, scampo, avocado, tobiko, maionese e salsa piccante. Incredibili: precisione, gusti netti, consistenze decise e gusto celestiale.

    

Aggiungiamo al percorso di antipasti due scampi marinati al passion fruit: buonissimi e presentati bene ma senza picchi di originalità.


Segue una mia grande passione (come forse sapete ;) ) i temaki! Io scelgo di farcirlo con salmone, tobiko, erba cipollina, salsa piccante e maionese. Mio marito decide di assaggiarlo con tempura di gambero, tobiko e salsa teriaki. Molto buoni anche se forse mi sarei aspettata una scelta maggiore con qualche scelta un po' più coraggiosa, senza limitarti ad una fattura impeccabile.



Arriviamo ai piatti principali. YOME ROLL per me: fiore di zucca in tempura farcito con gamberi e inserito in un roll foterato di tonno scottato marinato in salsa di soia. Mai mangiato uramaki paragonabili! E' stato un viaggio polisensoriale tra i cibi che adoro di più, come se il mio olimpo gastronomico fosse stato concentrato in 5 cm cubici di goduria pura. Se questo non bastasse, ho avuto il privilegio di accompagnare ogni boccone con una soave maionese al wasabi che ancora oggi sto cercando di replicare a casa!


LOBSTER ROLL per mio marito: lussuoso rotolino panato nel tobiko e farcito con aragosta e avocado, irrorato da salsa kebayaki (normalmente utilizzata per la marinatura dell'anguilla)


Dato il mio scarso interesse per i dolci, la mia forte curiosità verso il nuovo e la voglia di prolungare il piacere della cena, chiamiamo il cameriere e ci facciamo dire che cosa ordinerebbe ancora lui. La sua faccia sveglia mi lasciava tranquilla di fronte a questo azzardo: non abbiamo sbagliato!

Arrivano in sequenza i gamberi rossi di Mazara del Vallo con maionese allo yuzu


e un altro capolavoro di arte contemporanea: ventresca di tonno scottata con fois gras al mirin con salsa sansho (il pepe di Sechuan), tutto in forma di nigiri.


E mentre penso: "voglio tornare, voglio tornare, voglio tornare" dalla cucina arriva una sopresina per mio marito perché ricordano che è il suo compleanno: una sfera dalla doppia consistenza croccante e spumosa/sabbiosa al cioccolato bianco realizzata con zucchero e un "aereo" pan di spagna.



IL MIO LITZOMETRO OGGI FA UN'ECCEZIONE E ARRIVA A 10