Ho fatto la conoscenza del ristorante Essenza grazie alla classifica dei migliori ristoranti di Milano firmata da Fine Dining Lovers (San Pellegrino) che lo colloca niente meno che in settima posizione.
Chi pone la firma sui piatti in questo piccolo locale di 36 coperti in via Marghera è Eugenio Boer, che purtroppo non conoscevo e al quale chiederò scusa con la mia modesta recensione. Lo chef Boer ha da soli 2 anni aperto questo ristorante dopo diverse esperienze in città: all'Essenza lo chef ci è andato, torna a prenderci e ci accompagna tutti a scoprire veramente l'origine delle cose. La summa di questa filosofia la si raggiunge nel piatto che nella mia testa rimarrà scolpito per tutta la vita: "RADICI!".
Una selezione di tuberi eccezionali semplicemente marinati e serviti crudi in coloratissme lamelle dal sapore antico e inedito.
Andiamo però in ordine e lasciate che vi racconti la mia esperienza all'Essenza ;)
Accolti all'ingresso da un giovane maitre di sala che si colloca a metà tra un hipster, un gagà e un rodato maitre di altri tempi ci mettiamo a nostro agio in un ambiente semplice, curato senza eccessi e senza uno stile molto definito. Un ambiente maschile, scanzonato, piacevole. Il nostro tavolo si trovava vicino alla grande parete/finestra che si affaccia nel piccolo cortile interno dove trovano posto alcuni tavolini per i fumatori in inverno e forse per qualche coperto in più in estate.
Dopo aver consultato il menù e scambiato qualche divertente battuta con il maitre scegliamo il percorso di degustazione più affine ai nostri gusti e attendiamo pochi minuti prima che lo spettacolo prendesse il via.
Si parte con una presentazione delle origini dello chef Boer fatta tramite monoporzioni: madeleine al pesto e taggiasche in onore della madre ligure/francese; polpette impanate di mousse di carne, capaci di far convertire qualche vegetariano, per ricordare il padre olandese; una cialda gialla croccante di riso con una crema di parmigiano per ricordare il maestro Marchesi; macaron di cuore e fegato di piccione con cialda al cacao in ricordo del periodo toscano dallo chef Trovato; tartare di salmerino per rendere omaggio all'Alto Adige e al suo faro gastronomico Norbert Niederkofler.
Vi starete chiedendo come ho fatto a memorizzare tutto quando il simpatico maitre ha snocciolato tutte queste nozioni? Semplice...non ho memorizzato, ho solo esultato durante l'assaggio e ripassato le info sul web!
Arriviamo alla summa del concetto di Boer con Radici: una selezione di tuberi e rizomi dall'incredibile sapore concreto, fatto da barbabietola, topinambur, rapa, patata, rapanello marinati con una semplice salsa all'acetosella. Ragazzi, solo questo piatto vale il biglietto. Penserete, per così poco? Beh per fare un piatto così, scusatemi il termine, ma ci vogliono le palle! E non sto parlando di azzardi assurdi di abbinamenti ma di coraggio e fiducia nelle proprie materie prime e nella spasmodica caccia all'essenza per ritrovare le nostre radici...
Segue il "piatto gigione" che con me è un invito a nozze (ogni riferimento al mio lavoro è casuale ;) ): tagliatelle di seppia grigliata su crema di piselli...ADOROOOOO!
La primo primo piatto è un semplice quanto coloratissimo trittico di ravioli al nero di seppia con ricci di mare su passatina di patata. Ottimo senza eccessi.
Il secondo primo piatto ci ha lasciati senza parole, ha fatto sì che l'indomani io ne desiderassi una porzione a pranzo, ha sbalordito i miei sensi e fatto crollare qualche certezza: TAGLIATELLE "LIÈVRE À LA ROYALE". Un classico di Ducasse che incontra le italianissime tagliatelle fatte da farina, uova, cioccolato e un po' di liquido del civet (una specie di ragut al vino rosso), condite con una lepre sfilacciata precedentemente cotta in oliocottura mantecata con fois gras e aceto e variegata con la bronoise di sedano, carote e cipolle. Dopo un primo schiaffo alle vostre papille gustative amerete questo piatto!
Sul secondo piatto mio marito ed io ci siamo divisi scegliendo due strade diverse: la mia che come spesso accade porta al mare verso una triglia che purtroppo essendo venuta dopo le tagliatelle è un po' passata via velocemente; poi il sentiero circondato di fiori ed erbe ha portato sulla tavola uno scrigno che celava un perfetto filetto al profumo di primavera in quota.
Dopo una piccola pausa meditativa ecco che ci viene servito "SUD": un ricordo dei 7 anni trascorsi dallo Chef in Sicilia che raduna i must della regione come pistacchi e mandorle in forma di crumble, polvere di caffè, zeste di arancia, cioccolato di Modica (ovviamente) e capperi disidratati, fritti e canditi. Buono!
Come dessert decido di provare ad allegerirmi con un dolce a base di mandarino in diverse forme e interpretazioni che si è rivelato esattamente come lo desideravo.
Con il caffè un trionfo di alzatine e colori primaverili per accompagnare tante piccole ed eccellenti friandise che chiudono degnamente un'interessante quanto stupefacente degustazione.
Purtroppo lo chef non è passato a fare due parole al nostro tavolo...peccato! Spero ci sia presto una seconda occasione.
Arrivederci all'Essenza!
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